Il pellet di legno è un combustibile che viene prodotto a partire dagli scarti della lavorazione del legno, che ha un potere calorifero doppio rispetto a un pezzo di legno di pari dimensioni, proprio perché il pellet è legno essiccato e pressato, che brucia più lentamente.
È importante scegliere un pellet di buona qualità, non solo per massimizzare il rapporto spesa/calore, ma anche per risparmiare tempo e denaro sulla manutenzione e pulizia di stufe e caldaie.
Esistono diversi tipi di pellet, dai più chiari ai più scuri. Si tende però a pensare che il pellet scuro sia di qualità inferiore, che contenga più scarti e abbia un potere calorifero inferiore.
In realtà il colore del pellet deriva dal tipo di legno usato e dal processo di fabbricazione. Ad esempio, generalmente faggio e castagno generano un pellet più scuro, mentre abete, pino e conifere più chiaro. Il colore scuro a volte è un effetto collaterale del processo di essicazione a tamburo, mentre altri tipi di essicazione danno risultati più chiari, questo senza alterare ne la qualità, ne il residuo finale in cenere.
Quindi chiariamo subito che il colore del pellet NON è l’elemento che determina la qualità del prodotto!
La quercia e il faggio hanno una resa maggiore e un consumo minore, ma hanno un alto residuo in termini di cenere. Il pino ha sempre una resa alta, ma è anche alto il consumo e il residuo è medio. L’abete invece ha una resa pari o leggermente inferiore al faggio e un residuo nettamente minore. I consumatori hanno un’indiscutibile preferenza per il pellet di faggio e di abete, due ottimi legni con un potere calorifico simile; per la scelta definitiva vi consigliamo di assicurarvi più che altro che siano certificati. Oltre a questo aspetto, è importante considerare che la resa del combustibile dipende molto anche dalla qualità della stufa all’interno della quale viene utilizzato.
Per verificare la densità e la qualità del pellet possiamo fare un breve esperimento: prendiamo un pugno di pellet e lo versiamo all’interno di un bicchiere d’acqua: se oltre il 90% del pellet affonda significa che è denso e di buona qualità, se invece galleggia significa che contiene molta aria ed è di scarsa qualità. Controlliamo anche lo sgretolamento in acqua, che dovrebbe iniziare solo dopo 4 o 5 minuti, e non subito.
Il metodo più affidabile per determinare la qualità del pellet è sicuramente quello di leggere l’etichetta. Dal 2011 esiste una norma Europea di classificazione del pellet che introduce tre classi di qualità in base alle sue caratteristiche fisiche e chimiche, come ad esempio il contenuto di ceneri o la quantità di segatura nel sacchetto, che ci permettono anche di riconoscere a colpo d’occhio il pellet di qualità senza dover decifrare gli altri dati sulla confezione come umidità, ceneri, potere calorifico, ecc.
Le tre classi sono A1 (qualità eccellente), A2 (qualità buona) derivante da legna vergine o da residui legnosi non trattati chimicamente, e B (qualità scarsa) consente l’utilizzo anche di residui legnosi trattati chimicamente. Un altro elemento da tenere in considerazione per scegliere un pellet di buona qualità, è quello di controllare sempre sull’etichetta del sacco se sono presenti delle certificazioni di qualità, ad esempio la “Pellet Gold” o “En Plus” o “Dim Plus”, che valutano le corrette caratteristiche fisiche, diametro, potere calorifico, percentuale di ceneri, umidità, il contenuto di additivi, formaldeide e zolfo, e la radioattività.
Infine, per mantenere la qualità del pellet inalterata nel corso del tempo, è importante conservarlo nel modo corretto: non bisogna tenerlo in luoghi umidi perché l’umidità verrebbe assorbita dal pellet, che perderebbe di conseguenza il suo potere calorico.